GP Arabia Saudita, Jeddah: una notte buia che non dimenticheremo

Lewis Hamilton ha vinto il Gran Premio dell’Arabia Saudita, penultimo atto del Mondiale di F1 2021. In teoria dovremmo usare il condizionale al termine di una competizione oltremodo controversa che non aiuta una massima formula che per l’ennesima volta ha rovinato una delle più belle battaglie degli ultimi anni.

Verstappen si difende, giudicate voi se oltre un limite che oramai è stato superato sin dalla prima corsa del Bahrain, una situazione che con il medesimo punteggio potrebbe sfociare in un contatto tra i due al via dell’ultimo impegno della stagione nell’impegnativo impianto di Abu Dhabi, completamente rinnovato per un championship decider da non perdere.

Le decisioni hanno un peso specifico importante, ogni provvedimento ha un valore contestabile o meno. Si prende troppo spesso in esame una singola persona quando a firmare i provvedimenti sono una serie di elementi che non si vedono e che, a quanto pare, creano solo disastri. Michael Masi ha deciso di sospendere la prova dopo il botto in T22 di Mick Schumacher, provvedimento discutibile che potrebbe avere un filo di verità. Qualcuno di noi conosceva le reali condizioni delle barriere? Se c’era un incidente nei giri seguenti si sarebbe garantita la sicurezza?

Domande a cui nessuno risponde, quesiti che si pongono insieme a… la gara poteva essere fermata subito? Si, qui la risposta è presente perché si tratta di non dare un vantaggio a nessuno e non creare un precedente storico. I giudici sono chiamati ad avere la posizioni di arbitri ed a prendere delle decisioni, le contrattazioni non fanno e non devono far parte di un gioco che sta prendendo una piega che potremmo aver già visto in due location storiche del motorsport: Monza e Silverstone.

La lucidità di Hamilton è nettamente superiore, consapevole di avere una vettura migliore ed un pacchetto generale migliore. Ha a disposizione un teammate, mentre ‘SuperMax’ non è poi così granitico dal punto di vista mentale. Interlagos parla chiaro, la qualifica di Jeddah è eloquente. Qualcuno dirà… stava facendo il giro perfetto.

Stava, non è equivalente di ha fatto. L’errore alla prima chicane, un fatto non voluto, è stato solo un piccolo antipasto di un’ingenuità che poteva benissimo essere evitata all’interno di un tracciato demenziale ed oltremodo pericoloso. L’Eau Rouge è stata considerata pericolosa perché in condizioni di bagnato estremo ha tradito Lando Norris (McLaren) a 300 km/h, Jeddah è stata semplicemente baciata dalla fortuna (guardare race-3 della FIA F2 per capire). Un esempio unico di ‘rischio non calcolato’ e per favore non dite che assomiglia a Macau che qualcuno al Guia Circuit potrebbe giustamente offendersi.

Le decisioni sono fondamentali a meno di 1 week-end dal termine di un Mondiale unico che purtroppo è stato danneggiato a più riprese da una direzione gara che decide di non prendersi la responsabilità lasciando tutto così com’è senza modificare nulla dopo un episodio grave come un rallentamento/tamponamento avvenuto in uno dei punti più veloci del tracciato.

Ragionarci sopra, provate a rispondere alle domande di una gara che è stata semplicemente un ‘circus’ da dimenticare. Purtroppo questo incubo rimarrà perché come accaduto in quel di Spa-Francorchamps sono stati assegnati dei punti per un campionato che si chiama Mondiale di F1.

Appuntamento tra meno di una settimana ad Abu Dhabi.

Articolo a cura di Luca Pellegrini.

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